I due arrivarono in stazione, ancora correndo e con il fiatone. Entrarono dentro stanchi e sudati.
Toria: Ci hanno seguito o visto?
Yuko: Non credo. E anche se fosse... non mi muovo più da qua.
Toria: Sei proprio un idiota. C'era bisogno di lanciarlo su una macchina?
Yuko: Secondo te l'ho fatto apposta? Non riesco a controllare la forza.
Toria: Allora non dovevi farlo.
Yuko: Ma sei tu che mi hai chiesto di farti vedere qualcosa.
Toria: Sì, ma... no. Tutto quel casino...
I due continuarono a discutere, poi vennero interrotti dalla voce della stazione:
"Gli ultimi treni di quarta giornata stanno per partire."
Toria: Forza, sbrighiamoci sennò rimaniamo a piedi!
Yuko: Sì, ci manca solo questo. Andiamo a fare i biglietti.
Toria: Li ho già fatti.
Yuko: E quando?
Toria: Prima, a casa, mentre preparavo la roba.
Almeno abbiamo guadagnato tempo.
Yuko: Brava...
Toria: Lo so. Muoviamoci.
Corsero verso il tabellone delle partenze per cercare il loro treno.
Toria: Allora... vediamo un po... ta-ta-ta...
EstCity! Eccolo! Binario 4, forza!I due corsero verso il binario 4, salirono le scale. Il controllore fischiava la partenza del treno.
Yuko: Aspetti! Aspetti! Non partite!
Il controllore li vide e scese dal treno.
Controllore: Veloci, forza! Siamo in partenza!
Yuko: Eccoci, ci siamo!
Arrivarono davanti al controllore.
Controllore: Avete i biglietti?
Toria prese l'iPad.
Toria: Sì, eccoli.
Il controllore li guardò.
Controllore: Perfetto, salite.
I due salirono. Il controllore diede un'ultima occhiata al treno, guardò in cima e fischiò. Iltreno partì. Camminarono lungo il corridoio
cercando i posti.
Toria: Eccolo, è questo!
Yuko: Merda... per un soffio.
Appoggiarono gli zaini nel vano portaoggetti e si sedettero.
Toria: Ci siamo riusciti. Veramente per poco.
Yuko: Già.
Toria: Fortuna che viaggiamo di notte. Così domani mattina non vado a scuola. Anche tu
salti il lavoro.
Yuko: Sì, non me lo ricordare. Menny mi farà il culo al rientro...
Toria: Vabbè. Diciamo che è più importante scoprire cosa ti sta succedendo, giusto?!
Yuko (amareggiato): Sì... giusto.
Toria: Ti fa ancora male la testa?
Yuko: Sì. In realtà anche adesso ho fastidio.
Toria: Aspetta un attimo.
Yuko la guardò sorpreso. Toria si alzò e tirò fuori qualcosa dalla tasca dello zaino: una scatolina di pastiglie.
Yuko: Che diavolo è?
Toria: Prendine una.
Yuko: Sì ma... dimmi cos'è?
Toria: Sono medicine che ho fatto tempo fa.
Dovrebbero aiutarti con le tue emicranie.
Yuko: Cosa? Sei sicura?
Toria: Senti, la vuoi o no?
Yuko: Sì-sì, dammela. Come devo fare?
Toria: Mettila sotto la lingua.
Yuko prese la pastiglia dalla sua mano e la mise sotto la lingua.
Yuko: Bleh... che saporaccio.
Toria: Passa subito. Senti, io vado in bagno a vedere se c'è un distributore, ok?
Yuko: Sì, io ti aspetto qua. Stai attenta.
Toria: Tranquillo.
Toria si alzò e si avviò verso il vagone di fronte.
Yuko la fissò finché la seconda porta non si chiuse dietro di lei. Poi si voltò a guardare il finestrino, pensieroso.
Yuko: Chissà che cazzo sta succedendo...
Il rumore delle rotaie faceva quasi da ninna nanna. La pasticca stava alleviando il mal ditesta. I suoi occhi si chiusero lentamente, automaticamente. Si addormento.
Il treno continuava a viaggiare nella notte. Toria era appena arrivata al distributore.
Toria: Che palle... non c'è niente da mangiare.
Vabbè, prendiamo l'acqua.
Inserì i soldi e aspettò la bottiglietta.
Yuko sentì un rumore. Riaprì gli occhi. Non Sapeva quanto avesse dormito, ma rimase fermo a fissare il finestrino. Dentro la carrozza era calato un silenzio atipico. Fece per girare la testa a controllare. Vide un signore qualche posto più avanti, poi una coppia ancora più distante. Si rimise a posto. Guardò davanti a sé: un'anziana signora qualche seggiolino più giù.
Si risistemò.
Yuko: Che cos'è quello?
Si riaffacciò. In fondo al vagone, dalla porta dove era passata Toria, una sagoma dibambino lo stava fissando con occhi impassibili.
Yuko: Che diavolo ha da guardare...
Il bambino iniziò a camminare verso di lui. Yuko cominciò a sudare. Si accorse che non riusciva a muoversi.
Yuko: Perché? Non mi muovo... il mio corpo sembra pesare una tonnellata...
I passi del ragazzino si avvicinavano. Sembrava che un macigno lo tenesse fermo. Gli occhi del bambino erano fissi, vuoti. Avanzava sempre più vicino.
Yuko: Merda... ho questa sensazione di malessere... perché?
Era quasi vicino.
Poi...
Papà?!
Era la voce di Toria. Dietro di lui.
Yuko si mosse di scatto.
Yuko: Eh? Che?
Si rigirò verso la direzione da cui veniva il bambino, ma non c'era più nessuno.
Yuko: L'hai visto?
Toria: Chi?
Yuko: C'era un ragazzino qui. Mi stava fissando.
Toria: Papà... non c'era nessuno. Forse dormivi.
Yuko: Che? No-no... era proprio qua davanti!
Toria: No, papà. Fidati.
Yuko: Forse... avrò sognato.Toria: Tieni, bevi. - Gli porse l'acqua appena comprata - C'era solo questa, niente snack.
Yuko rimase perplesso un secondo, poi prese la bottiglietta.
Yuko: Sì... fammi bere un goccio.
Poi un brontolio dello stomaco.
Yuko: Cazzo... ho davvero fame.
Toria: Già, anche io. - Sbadigliò - Domani mattina, appena arriviamo, mangeremo qualcosa. Intanto facciamoci una bella dormita.
Ho la sensazione che sarà una giornata lunga.
Yuko: Già. Prima dormiamo, prima arriviamo.
Appoggiò l'acqua nel portaoggetti del seggiolino e si rimise comodo a dormire, anche se ripensava a quel bambino che lo fissava.
Qualcosa non gli tornava.
Sapeva benissimo che non era stato un sogno